mercoledì 13 aprile 2011

Lo Stige e la sua palude

''Fiume degli Inferi. Gli dei lo chiamavano a testimone nei loro giuramenti, ma la sua potenza era tale che essi stessi la temevano. Il giuramento sullo Stige era una formula inviolabile; se un dio era sospettato di mentire, Zeus prendeva una brocca, la immergeva nelle sue acque e invitava l' accusato a bere. Il Fiume setacciava l'anima del sospettato, e se trovava traccia di menzogna, il dio cadeva in sonno per un intero anno e al suo risveglio, scopriva di non poter partecipare ai simposi per altri nove lunghi anni. Quando un dio lo invocava, metteva in gioco la relazione che lo unisce ai prìncipi creatori.
Le sue acque avevano anche il potere di dare l'immortalità: secondo il mito, infatti, è qui che Teti immerse il figlio neonato Achille per renderlo pari agli dei, tenendolo però per il tallone che non fu quindi toccato dall'acqua, rendendolo vulnerabile.

Dante, nel corso del suo celebre viaggio, qui vede genti ignude immerse nel pantano, prese dalla furia che le fa picchiare tra di loro con tutto il corpo: mani, piedi, testa, denti.. Virgilio chiarisce presto che si tratta delle "anime di color cui vinse l'ira", ma anche sott'acqua è pieno di dannati, gli accidiosi o "iracondi amari" coloro che covarono dentro di sé la propria rabbia e che adesso fanno ribollire la palude con i loro tristi pensieri.


L'accidia è l'avversione all'operare, mista a noia e indifferenza.
Nell'antica Grecia il termine acedia (ἀκηδία) indicava, letteralmente, lo stato inerte della mancanza di dolore e cura, l'indifferenza e quindi la tristezza e la malinconia.
Il termine fu ripreso in età medievale, quale concetto della teologia morale, a indicare il torpore malinconico e l'inerzia che prendeva coloro che erano dediti a vita contemplativa.''



Salve, io sono Marsia..






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